di Lidia Di lorenzo

     In seguito ad una continua sassaiola diretta ai vetri della scuola, il Sindaco fu costretto ad attribuire l’incarico di custode ad una signora del posto, che prese dimora in due locali più servizi al piano terra della scuola. Il piccolo appartamento aveva una entrata autonoma, sempre situata all’interno del muro di cinta. La sassaiola finì nel momento in cui fu dato l’incarico, tutto procedette tranquillamente e se ne avvantaggiarono le attività scolastiche, prima continuamente interrotte per consentire la sostituzione dei vetri.

Prima dell’inizio delle lezioni del nuovo anno, ai primi di settembre, si procedette, come è prassi, alla conta degli alunni iscritti, dei banchi, delle aule e si sistemarono, sulla piantina della scuola, le classi più numerose nelle aule più grandi. Ogni collaboratore si prese l’incarico del suo settore e si accinse a sistemare banchi, cattedre e lavagne.

Aveva terminato da pochi minuti la riunione col personale, che giunse un collaboratore tutto trafelato, con una notizia a dir poco sconvolgente: Preside un’aula non c’è più.

Si pensò ad uno scherzo estivo e quando il collaboratore insistette per un sopralluogo di tutti i presenti, si arguì che il caldo ancora insistente gli avesse provocato un brutto scherzo al cervello.

Si recarono tutti a vedere e si contarono scrupolosamente le aule. In effetti ne mancava una sul calcolo effettuato in base allo scorso anno e si percorse il corridoio più volte contando e ricontando. Tutti erano sgomenti. Si dovette sistemare una classe, prima allogata al piano terra, al piano superiore. Nella mente di tutti rimase il dubbio atroce di avere nel giro di una estate dimenticato la conformazione della scuola!

Passarono alcuni giorni, e un collaboratore che conosceva bene l’indole dei suoi concittadini, pensò bene di indagare e di accertarsi di persone sulla sparizione dell’aula.  Con una scusa si recò dalla custode e diede in giro una occhiata. Dove prima c’erano banchi rimediati alla meglio, pareti istoriate, lavagna e cattedra sgangherati, c’erano ora delle belle poltrone di finta pelle, con davanti un tavolino, un bel mobile alla parete e un tappeto che copriva parte del pavimento calpestato per anni dagli alunni. La custode, con l’aiuto dei figli, aveva abbattuto un muro che divideva il suo appartamento da quello di un’aula e, coprendo con un intonaco e una pittura perfettamente uguali la parte della parete del corridoio, che prima conteneva la porta, aveva mascherato “l’appropriazione indebita”. Aveva anche lei diritto ad un salotto. La scuola si organizzò comunque e la signora potette godersi il suo spazio conquistato.

La vena comica della signora si fece comunque sentire anche in qualche altra occasione.

Giunto a scuola una mattina, il Preside vide uno spettacolo più volte visto, ma che per quieto vivere aveva fatto finta di non vedere, sperando sempre che la buona sorte gli venisse incontro, come altre volte gli era accaduto. Ma lo spettacolo non passò inosservato agli altri, anzi alcuni iniziarono a dare una importanza al fatto più del necessario. Giusto! perché era il tragico giorno della visita dell’Ispettore Ministeriale, che di lì a poche ore si sarebbe presentato. 

Davanti all’ingresso della scuola, tra il portone principale e la porta a vetri interna all’edificio, una corda tesa portava appesi indumenti intimi di ogni specie, comprese delle enormi mutande, tanto grandi da contenere il bacino della signora, che era di buona stazza.

Due collaboratori si incaricarono di far rimuovere il malfatto e anche questa volta andò tutto bene, compresa la visita dell’Ispettore, che ebbe  parole di lode per il Dirigente, che in un ambiente difficile sapeva comunque conservare sangue freddo e creare armonia!

autore: Lidia Di Lorenzo


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