di Lidia Di Lorenzo

Come è noto, verso la fine degli anni ottanta le sale cinematografiche, sopraffatte dagli spettacoli televisivi, cominciarono ad essere disertate dagli spettatori, con grande sgomento dei proprietari, i quali spesso si rivolgevano alle scuole per incassare un poco di liquidi che li aiutasse a non chiudere.

Un bel giorno il Preside vide arrivare due signori che chiedevano di lui. Li fece entrate, non immaginando cosa gli venissero a chiedere. Si cominciò a parlare di vari argomenti e non si veniva mai al sodo. All’improvviso, senza neanche bussare, un assistente amministrativo, che si era affezionato in modo particolare al Preside, tanto da invitarlo al suo matrimonio, profittando che i due ospiti gli volgessero le spalle, fece un segno di diniego al Preside, facendogli intendere di negarsi a qualsiasi proposta. Poi andò via soddisfatto di aver messo in guardia il capo.

Ma le cose non andarono così. Arrivati al dunque, i due signori ottennero dal Preside dal cuore tenero, con parole accorte e persuasive, che gli alunni della scuola tutta, con un biglietto minimo, andassero al cinema, come già avevano fatto le scuole vicine.  

Furono raccolti scrupolosamente i soldi, così si faceva una volta, e raggiunta una discreta sommetta, si chiamarono i proprietari della struttura e si stabilì il giorno dello spettacolo.

Grande e rumorosa festa quel giorno, non certamente per assistere allo spettacolo cinematografico, quando la televisione ne offriva a volontà tutti i giorni e gratuitamente, ma per il fatto che quel giorno non ci fosse scuola.

Si formarono le file dei ragazzi e si attribuirono due docenti accompagnatori per ogni classe. Si fece un percorso non lungo, durante il quale a fatica si impedì che le file si rompessero, perché si sa gli alunni sono attratti da ogni bar per il gelato, da ogni bancarella per acquisti.

Giunti al cinema, presero posto tra spintoni, vocii scomposti e risate di gioia delle ragazze che quel giorno si erano vestite a festa. Come si prevedeva alcuni rimasero in piedi, non avendo potuto trovare una poltrona libera per il numero consistente dei partecipanti. La proiezione non iniziò subito, perché si aspettava il Preside che finalmente arrivò, essendo stato trattenuto a scuola da impegni improvvisi.

 I ragazzi rumoreggiavano impazienti.

Appena egli si sedette, vide ai lati della sala, in piedi, quattro signori armati di una grossa e lunga pertica, in stato di assetto di guerra.

Non sapendo a che pensare, stette lì a guardare come andasse la cosa e con sgomento vide che quelle pertiche servivano ad uno scopo ben preciso e l’uso delle stesse molto probabilmente era stato dettato da una lunga esperienza in materia. Non era ancora finita la prima parte della proiezione che gli alunni, affatto interessati alla trama del racconto cinematografico, ma solo a sgranocchiare patatine e bere coca cola, cominciarono ad agitarsi, a lanciare lattine, ad alzarsi, e per ogni alunno che si alzava gli uomini armati erano pronti a colpire per rimetterlo a posto. Spaventato e responsabile dell’incolumità degli alunni, il professore Aragosa cercò di scongiurare ulteriori mazzate, ma l’andirivieni turbolento degli alunni dai bagni, dal bar, non si arrestava, e neppure i colpi.

 Quando la cosa raggiunse limiti insostenibili, sullo schermo la pellicola cominciò a correre, i personaggi camminavano come nei film di Ridolini. Le voci degli attori diventarono squittii incomprensibili. L’operatore, vista la confusione, aveva accelerato la pellicola per portare a termine la proiezione e soddisfare l’accordo preso col Preside.

Si trattava ora di portare la scolaresca di nuovo a scuola e non fu facile. Nell’uscire gli alunni travolsero una porta di vetro e la mandarono in frantumi.

<Preside, la porta costa quattrocentomila lire, tanto mi avete dato, non ho guadagnato niente!>

Cosa fare? lo potete immaginare. Il Preside prese centomila lire e le diede al proprietario della sala.

autore: Lidia Di Lorenzo, in foto: I Goonies, film, 1985


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