Dagli autori è ricordato come uno dei napoletani più valorosi nelle armi, con Ferrante Loffredo, Annibale Macedonio, Francesco e Gaspare Toraldo, Carlo della Gatta, Francesco Tuttavilla, Ferdinado delli Monti, Luigi Fede­rico.

Con Gerardo Gambacorta combatterono nella battaglia di Nördlingen, contri­buendo con il loro valore alla vittoria riportata dagli Imperiali contro gli Svedesi, dopo due giorni di combattimenti, il 5 e 6 Settembre 1634, Carlo Andrea e Tommaso Caracciolo. Ricordiamo che Nördlingen, cittadina della Baviera, a 437 s.l.m., presenta il caratteristico aspetto antico, tutta chiusa nella cinta circolare delle sue fortificazioni risalenti al secolo XIV e XV.

Tutti e tre, i su citati personaggi, come riferiscono le fonti, si coprirono di gloria sul campo di battaglia. Gerardo Gambacorta, sfidando il pericolo e incitando i suoi uomini, li condusse alla vittoria, ricevendo un solenne encomio. Carlo Andrea Caracciolo, marchese di Torrecuso, Grande di Spagna, Gran Maestro di Campo Generale del Terzo di fante­ria napoletana, fu promosso maresciallo di artiglieria nell’Alsazia per il suo valore dimostrato nella battaglia, insieme al Cardinale Infante. Tommaso Caracciolo duca di Roccarainola, in servizio nel Terzo di fanteria napoletana, comandata da Vincenzo Carafa, Priore di Ungheria, per il suo valore espresso durante la battaglia, fu promosso sergente maggiore nel Terzo di fanteria napoletana e più tardi conseguì la carica di Intendente Generale delle Fortificazioni e quello di Governatore Generale delle Armi di Genova, nonché Maestro di Campo Generale. (C. B. Candida Gonzaga, Memorie delle famiglie nobili delle province meridionali d’Italia, Napoli 1875, pp. 47 — 62). Inoltre con Gerardo Gambacorta, nella stessa battaglia, combatterono altri nobili napoletani quali Andrea Cantelmo, Carlo Spinelli, Filippo e Francesco Filangieri, Lelio Brancaccio, il quale rivestì la carica di Maestro di Campo e Consigliere di guerra negli Stati di Fiandra. Fu questi autore di due opere militari e fu anche insi­gnito della Gran Croce dell’ordine Gerosolimitano.

Il valore dimostrato da Gerardo Gambacorta nella battaglia di Nördlingen è attestato dal Siri e da altri informatori contemporanei. Il Raneo, un dotto spagnolo che prestava servizio a Napoli nella Pubblica Amministrazione, così si esprime ri­guardo alla battaglia di Nördlingen: “La felicissima y memorable battalla de Nörlinguen en que se señalaron los españoles del tercio de Nàpoles que llevò à su cargo D. Pedro Giron, y los tercios de napolitanos del principe de San Severo, del marques de Terracuso, de D. Gaspar Toraldo y de D. Pedro de Càrdenas, y veiente compañias de caballos que governava Gerardo Gambacorta, y su comisario general D. Alvaro de Quinones, con tanto valor y bizarra que sin duda tuviera la mayor parte en aquella victoria en la cual quedaron muertos etc.; y al valor de tan buenos cabos y soldados atribuyò el señor Infante la Mayor parte de tan buen sucesso “. (Libro de los Vireyes, in Docum. Ined. p. la Historia de Hespana, XXIII, 463).

Per una maggiore comprensione dei suddetti avvenimenti storici, riferiamo che la battaglia di Nördlingen pose fine al periodo svedese (1630 – 35) della lunga guerra dei Trent’anni (1618 – 48), ovvero quel complesso di guerre che si combatterono in Germania e in altre parti d’Europa tra l’Imperatore e i principi cattolici da un lato e i principi protestanti dell’Impero dall’altro, con la partecipazione della maggior parte delle potenze europee, di volta in volta alleate degli uni o degli altri. Gerardo Gambacorta, al comando della cavalleria napoletana, faceva parte della possente armata inviata dalla Spagna in soccorso dell’Imperatore: armata che, attraverso le Alpi dalla Lombardia, si unì agli Imperiali, costringendo gli Svedesi comandati da Axel Oxenstierna, ad abbandonare la Germania meridionale. Aggiungiamo che Axel Oxenstierna, dopo la morte del re Gustavo Adolfo di Svezia, caduto nella battaglia di Lützen, nel novembre del 1632, continuò la causa del suo sovrano con pari energia, tenendo la maggior parte della Germania sotto il suo controllo, finché non fu sconfitto nella citata battaglia di Nördlingen. (La storia, Il Seicento: l’Età dell’Assolutismo, vol. ottavo La Biblioteca di Repubblica, 2004, p. 189).

Gerardo Gambacorta era figlio di Francesco Gambacorta duca di Limatola e maestro di Campo della fanteria napoletana e come tale certamente dovette trasmet­tere al figlio quell’amore per l’avventura e la passione per le armi. Difatti accanto alla carica di Montiero Maggiore del Regno che divenne ereditaria nella famiglia Gambacorta (Candida Gonzaga), un’altra fu trasmessa, per così dire, di padre in figlio: quella di comandante di fanteria o cavalleria napoletana.

Sappiamo che Gerardo Gambacorta continuò nella sua carriera di valoroso condottiero, partecipando ad altre battaglie e finendo i suoi giorni a Tornavento, durante le guerre del Piemonte, come ci riferisce Benedetto Croce in “Scritti di Storia letteraria e Politica XIX”, Bari 1944, p. 118.

(Da MOIFA’ Anno XI, n° 4 (42) – ottobre 2005, p. 18)


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