(in foto: Le Piramidi del Volturno; Mesorinolo, anche detta Tumulo, e Monticello)

   Benvenuti sul sito dell’Associazione Giuseppe Aragosa ARS HISTORIAE!

L’Associazione, intitolata alla memoria del professor Giuseppe Aragosa di Limatola, ha come principale obiettivo la difesa della Memoria, la promozione, e la valorizzazione del Patrimonio Storico e Culturale del Territorio compreso tra la Provincia di Benevento e la Provincia di Caserta, che, interessato dal passaggio del fiume Volturno, va sotto il nome di Medio Volturno.

L’Associazione si propone di realizzare una serie di Attività, Eventi e Progetti,  sul Territorio di Limatola e oltre i confini territoriali del Paese, per assicurare alle finalità, per le quali è stata costituita, azione e concretezza.

   Il Premio Giuseppe Aragosa è l’attività di maggiore importanza, perché assume rilevanza nazionale; ma intorno al premio si andranno ad articolare tante iniziative collaterali di corollario e di supporto, che servono a strutturare l’iniziativa e a renderne evidenti i contenuti.

IN PRIMO PIANO

Il Premio Giuseppe Aragosa è tornato, nella nuova edizione 2021-2022.

vai alla Pagina del Premio per maggiori dettagli e per conoscere le date di consegna degli elaborati

LE NOSTRE PUBBLICAZIONI

IL terzo quaderno dell’Associazione Giuseppe Aragosa Ars Historiae

 La prima raccolta di lavori dei soci dell’Associazione Giuseppe Aragosa Ars Historiae, Il Nostro Novecento

Nel primo tomo del presente lavoro abbiamo definito il quadro immenso e via via più specifico, in cui le vicende della nostra comunità, particolarissime, e comuni a tanto piccoli centri del sud, si sono svolte e si inseriscono, diventando quel segmento unico della storia di Limatola. Abbiamo evocato il dolore della guerra e l’incertezza della partenza per terre lontane, la povertà diffusa e le malattie. Nel secondo abbiamo presentato persone e imprese. Primi fra tutti gli insegnanti, pionieri dell’alfabetizzazione difficile di un territorio, in cui mancavano le strutture essenziali, e dove la scuola, sottraendo alle famiglie i piccoli lavoratori, era un’istituzione da guardare con sospetto; e ancora le forti personalità che guidarono e indirizzarono lo sviluppo, osando, trascinando, tra successi e delusioni, sacrifici indicibili, tutti gli altri, col loro esempio sulla strada del progresso. Poi i sacrifici collettivi di una intera comunità di uomini semplici che con il loro lavoro genuino, impegnati anche in umili attività, più degli altri, resero possibile uno sviluppo impensato…

leggi l’articolo tratto dal libro: Il passaggio alla Provincia di Caserta

Il primo Quaderno dell’Associazione Giuseppe Aragosa, realizzato con il contributo dell’Amministrazione Comunale di Limatola, alla quale vanno i nostri cari ringraziamenti

Il secondo Quaderno dell’Associazione Giuseppe Aragosa

  Cari amici, nonostante il tempo di questa strana esistenza limitata, noi continuiamo a lavorare per la nostra Storia. Abbiamo pubblicato il secondo quaderno dell’Associazione, Le Statistiche Murattiane di Grazzanise, Sant’andrea del Pizzone e Mondragone, a cura di Lidia Di Lorenzo, introduzione di Nicola Santacroce.

Dal libro, la presentazione del Presidente dell’associazione, Angela Ottavia Aragosa:

 L’Associazione culturale “Giuseppe Aragosa Ars Historiae”, che ha tra i fini statutari la promozione della ricerca storica, attraverso la raccolta e l’analisi di fonti archivistiche e documentarie locali, amplia con questo Secondo Quaderno il suo raggio di azione, seguendo il corso del fiume Volturno, che, venerato dagli antichi come un Dio, accomuna nella storia i popoli della sua valle.

         Lidia Di Lorenzo, in continuità con il Primo Quaderno, in cui ha preso in esame i manoscritti elaborati per la Statistica murattiana di Limatola e (Castel) Morrone, analizza in questo saggio i documenti di Grazzanise, S. Andrea del Pizzone e Mondragone, conservati anch’essi nell’Archivio della Biblioteca del Museo Campano di Capua. Furono redatti, come per tutto il Mezzogiorno del Regno di Napoli, a partire dal 1811, per ordine del re Gioacchino Murat, al fine di conoscerne la conformazione fisica, l’idrografia, l’ambiente umano, il clima, le colture, le attività manifatturiere, le risorse naturali ivi esistenti e la possibilità del loro utilizzo da parte degli abitanti. Lo scopo precipuo fu quello di poter apportare al territorio dei miglioramenti agrari ed ambientali idonei ad elevare il tenore di vita della popolazione, secondo i principi di libertà, di uguaglianza e fratellanza dell’Età dei lumi, principi che erano stati alla base della Rivoluzione Francese, e che erano penetrati ampiamente nella cultura napoletana. Si ricordino la Congiura del 1794 e il movimento rivoluzionario del 1799, come evidenziato da Nicola Santacroce. Considerati gli scarsi mezzi tecnici di cui gli estensori delle rilevazioni disponevano e i limitati stanziamenti economici impegnati, gli elaborati appaiono oggi sommari e schematici, tuttavia danno una visione realistica della situazione dei luoghi in quel momento storico.

Gli autori dei manoscritti presi in esame nel presente volume, nell’ordine Paolo Vitolo, Alessio Benedetta e Michele Fusco, forniscono, tuttavia, una descrizione del proprio territorio abbastanza attenta e puntuale, soffermandosi sulle sofferenze del proprio ambiente di vita, dovute alla presenza di zone acquitrinose, all’insalubrità dell’aria, alla limitatezza delle risorse naturali, alla precarietà della già scarsa produzione, conseguente alle frequenti devastanti esondazioni dei corsi d’acqua e al graduale e doloroso spopolamento della regione. Emerge l’abbandono in cui era stata lasciata la zona da secoli, per i rari progetti di bonifica mai portati a compimento, a causa di impedimenti ritenuti insormontabili per il tempo.

 La natura era una volta benigna con questa terra, come ha riportato la Di Lorenzo. Dal suo fertile suolo arrivavano a Roma materie prime essenziali alla vita della città. Poi cambiò il suo corso e la condannò ad un lento ma inesorabile oblio. Sparirono città e villaggi, fonti di acque benefiche, dei quali si intravedevano, ancora al suo tempo, così afferma Fusco, meste e trascurate vestigia.

Il commento alle statistiche è preceduto da un quadro analitico della situazione del tempo dal punto di vista storico-sociale, elaborato dal caiatino Nicola Santacroce, esperto di storia moderna e contemporanea, autore di numerose pubblicazioni riguardanti il ricco passato della sua città natia, una volta sede feudale e vescovile, e dei paesi circostanti.

Nella ampia pagina introduttiva egli mette in luce l’opera di ammodernamento in tutti i campi, avvenuta nel Regno di Napoli, per merito dei Napoleonidi, nel cosiddetto Decennio francese, e la differenza tra i tentativi di riforma dei Borbone e quelli epocali, più incisivi ed efficaci, quali l’eversione della feudalità e dell’asse ecclesiastico, di Giuseppe Bonaparte prima e di Gioacchino Murat dopo.

Il lavoro è pubblicato grazie al mecenatismo del Sig. Gaetano Petrella, uomo retto e generoso, imprenditore zootecnico in una terra difficile, della cui amicizia si giova dai lontani anni degli studi superiori in Piedimonte d’Alife (oggi Piedimonte Matese), Nicola Santacroce, insieme ad altri ex compagni di scuola, con i quali l’ardimentoso uomo è solito rivedersi per ricordare i vecchi tempi e per qualificate analisi amicali del mondo di oggi.

Al Sig. Gaetano Petrella vanno i ringraziamenti di Lidia Di Lorenzo, di Nicola Santacroce e dell’Associazione “Giuseppe Aragosa Ars Historiae”.

Il Presidente dell’Associazione

Avv. Angela Ottavia Aragosa

Tutti i libri sono in vendita nelle librerie online, cercando il titolo nella barra di ricerca di Google, oppure, all’edicola di Giuseppe Alois a Limatola.

Una Nuova Rubrica:

IL DIARIO DELLA QUARANTENA

            Carissimi, mentre aspettiamo la fine del nostro isolamento e siamo in attesa di tempi migliori, vogliamo riprendere il nostro rapporto con voi, strappandovi per alcuni minuti alla martellante informazione sulle statistiche oscillanti delle vittime del virus. Preliminarmente un pensiero va ai medici e agli infermieri vittime innocenti, alle persone anziane morte senza il conforto di una carezza, ai giovani di questi tempi cresciuti fidando nel progresso, nella scienza, nella medicina e rimasti delusi.

Ogni tempo ed ogni luogo sono stati funestati da epidemie, che hanno terrorizzato e decimato la popolazione. Ne avevamo una conoscenza solo letteraria e pensavamo non ci potesse toccare mai.

La nostra missione di cultori della storia ci impone di ricercare i passi delle opere più importanti che descrivono la furia del male, nella speranza che il suo racconto, dal rapido diffondersi, al suo rapido e inspiegabile svanire, possa convincerci che fra poco esclameremo:

non è andato tutto bene, ma l’umanità ce la farà!

Come primo appuntamento, presentiamo un brano sulla peste diffusasi nel Regno di Napoli nel 1816, poco dopo la morte a Pizzo Calabro, per fucilazione da parte dei borbonici, del re Gioacchino Murat.

Il popolo ritenne la diffusione del morbo una punizione divina, tanto più che di lì a poco si verificò anche l’incendio del Teatro S. Carlo, vicinissimo alla Reggia dei Borbone. Nello stesso anno la scarsità del raccolto ridusse i più poveri alla fame, cosa che durò per due anni.

Il brano che riportiamo è tratto da Storia del Reame di Napoli dal 1734 al 1825, del patriota, storico e generale Pietro Colletta (1775-1831), che dei fatti narrati fu testimone.

   L’Associazione, nell’ambito del Progetto Adotta un Documento, pubblicherà a breve il Commento alla Memoria per la causa di Don Paolo Pasanisi di Manduria denunciato come Giacobino, a cura dell’Associazione, con l’introduzione di Lidia Di Lorenzo.

La Memoria è una carta originale del 1799, probabilmente parte della documentazione di una vicenda giudiziaria, di cui non rimangono altri scritti, ma della quale si è cercato in qualche modo di ricostruire il profilo del protagonista e il contesto storico in cui l’avvenimento si è verificato.

La carta è stata donata all’Associazione dal dott. Salvatore Malizia, analista e psicoterapeuta, con la passione per l’Antiquariato e l’Archeologia, che ha scovato il documento in un faldone di altri documenti sciolti ed eterogenei, provenienti dalla città di Manduria, e venduti insieme a libri e stampe antiche al mercato di Porta Portese.

Siamo grati al dottor Malizia di averci fatto dono di questa preziosa testimonianza storica, che ci ha consentito di confontarci direttamente con l’attività maggiore che dà senso pieno alla nostra neonata Associazione: la Ricerca, lo Studio e la Conservazione.

    Una nota su questo lavoro

   Quando abbiamo dato inizio al nostro studio sul Documento Pasanisi, abbiamo tentato di metterci in contatto con qualcuno tra gli storici di Manduria, che ci potesse guidare nella ricotruzione della vicenda, e degli eventi storici di riferimento.

Per alcuni mesi abbiamo cercato sulla rete e tutti gli studiosi manduriani, che si erano occuati del Periodo risorgimentale, abbiamo scoperto essere morti, o molto vecchi. Contattando la Biblioteca Marco Gatti, che conserva gli scritti di Michele Greco, autore, tra gli altri,  di Manduria nel Risorgimento, non abbiamo avuto più fortuna; la Biblioteca viene aperta su appuntamento e non ci sono stati forniti nominativi di persone interessate alla nostra ricerca e al nostro documento. E proprio mentre avevamo perduto ogni speranza di un felice epilogo della nostra scoperta, siamo entrati in contatto con la Dott.ssa Lucia Gatti, che, squisitamente, ci ha aperto nuovi orizzonti operativi.

Il marito della Dottoressa, Ennio Pasanisi, ci ha scritto le bellissime parole che riportiamo qui e che ci rempiono di gioia e di profonda gratitudine.

Grazie!

In qualità di membro del ramo della famiglia Pasanisi, ancora presente a Manduria e altrove, discendente da Luigi e Margherita di Aurelio di Luigi Paolo di Michele… e così via sino a Pietro Pasanisi nostro capostipite nel 1400, e agli avi che da Pasano si spostarono a Casalnuovo alla sua riedificazione ad opera dei Normanni (1090 c.a), ed anche come modesto cultore della sua storia che sempre mi incuriosisce ed appassiona, voglio porgere i miei ringraziamenti all’Associazione Culturale Giuseppe Aragosa Ars Historiae e alla gentile Professoressa Signora  Lidia Di Lorenzo.

Grazie per l’interesse e la tenacia che hanno condotto allo studio e pubblicazione di questi documenti inediti, fortunosamente ritornati a chi meglio ha saputo apprezzarli, riguardanti la vicenda che nel 1799 ha visto protagonista il “manduriano” Paolo Pasanisi Gaetani, contribuendo a metterne in luce dettagli che meglio ci fanno comprendere la portata sociale e anche famigliare del fatto.
Episodio di per minore, ma non per questo meno importante, che si va a collocare in un periodo storico, quello della Rivoluzione Napoletana, denso di grandi “fermenti e contrasti” per tutto il territorio della Terra d’Otranto e del Regno.
Mi auguro che sulle orme degli cultori manduriani della Storia Patria, altri giovani studiosi ne seguitino la “ricerca” sia in ambito storico che archeologico, in modo che le nuove generazioni, e lo dico pensando in particolare a mia figlia Carlotta Maria Vittoria, possano continuare a trovare nella Storia, comprendendo il nostro passato, l’insegnamento e, perchè no, lo stimolo per progredire nel loro futuro.
Genova 18 marzo 2019
Ennio Pasanisi
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